Ieri il MoVimento 5 Stelle era ospite di Iceberg, una celebre trasmissione di dibattito politico di Tele Lombardia, per la puntata “‘IL VALZER DELLE PIAZZE’ da Nanni Moretti a Giuliano Ferrara”.
In studio, oltre all’ottimo conduttore Stefano Zurlo sedevano Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano), Gaetano Pecorella (PdL), Enzo Raisi (Fli), Fabio Roia (magistrato), Matteo Salvini (Lega Nord), Mattia Calise (MoVimento 5 Stelle), in collegamento da Roma Peppino Caldarola (Il Riformista) e Roberta Pinotti (PD).
Una delegazione degli attivisti e candidati consiglieri del M5S, me incluso, sedeva al seguito di Mattia per dargli sostegno.
Sarebbe bastato osservare le platee per rendersi conto che in Italia qualcosa non va o, forse, qualcosa sta per muoversi nel verso giusto. Da una parte, agghindati in abiti e sete verdi, uno stuolo di “supporters” della Lega Nord che certamente avrebbe potuto raccontare, con vivida memoria personale, l’incontro di Umberto Bossi con Bruno Salvadori nel lontano ’79, dall’altra uno smagliante Mattia con un gruppo di giovanotti dalla schiena dritta e il sorriso in faccia.
Si parte subito dalle contestazioni di piazza ma subito si cerca di dar loro un senso politico o, ancor peggio, un colore. Il tema, su precisa manovra di Salvini, si sposta subito sui massimi sistemi della politica nazionale perché è vecchia scuola la certezza che parlare di tutto è come parlare di niente. Chiaro l’intendo, ahimè riuscito grazie ai politici interlocutori, di sviare il discorso.
Fortunatamente non tutti erano li per sciorinare la conoscenza del “nulla” ma per parlare di fatti precisi così, ottenuta la parola, Mattia stende gli astanti con un discorso che parte dal basso, dai giovani e dalla responsabilità delle politica di dare un futuro alle nuove generazioni invece di parlare di Bunga Bunga e mignotte (uomini e donne) al soldo del premier.
Qualcuno magari potrebbe obbiettare che sarebbe stato utile schierarsi apertamente, approfondire la tematica “dignità delle donne” seguendo i moti di piazza ma reputo personalmente inutile sottolineare che la nostra visione della parità dei sessi nulla ha a che vedere con la strumentalizzazione politica ed è per questo che abbiamo scelto di essere in piazza domenica senza doverne per forza parlare in tv e lascia basiti sentire Salvini scagliarsi contro la manifestazione “Se non ora quando?” accusandola di faziosità e sostenendo che le stesse donne non hanno mai manifestato in difesa dei diritti delle donne musulmane.
Ottimo Mattia nel centrare il dibattito sulle tematiche che davvero ci stanno a cuore come il rifiuto dei soldi in politica e il dovere morale dei partiti di non candidare personaggi di dubbia provenienza e tantomeno condannati in via definitiva. Altra occasione questa, per Salvini, di tacere quando invece annunciava che nelle liste della Lega non compaiono condannati, forse dimentica la carriera del loro leader Umberto Bossi condannato a 8 mesi per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti oppure del Ministro della Giustizia Roberto Maroni, condannato a 4 anni e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale.
Viene da chiedersi dove sia la dignità di certi personaggi tanto lungi dal mondo dei vivi e tanto affini col mondo dei fantasmi, delle carcasse che invadono ogni spazio radio-televisivo.
L’attacco si sposta quindi sui magistrati, storicamente rei di “sbatterti in galera se gli stai sulle balle” a detta dell’oxfordiano Salvini. Fortunatamente Peter Gomez e Fabio Roia non hanno lasciato passare questa infamia rimostrando ad alta voce e ribadendo, insieme a Mattia, la necessità collettiva di piena fiducia nella giustizia.
Insomma, fermo restando che amerei il poterci confrontare con politici per passione invece che per professione, sono soddisfatto della nostra “resa” in trasmissione anche se, come ogni volta in queste circostanze, mi assale la tristezza nel percepire la totale assenza di consapevolezza dei comuni cittadini.
A camere già spente una “sciura” della Lega, avvicinato Mattia, ribadiva il suo punto di vista sui magistrati “politicizzati”, le ho chiesto del loro leader, lei fraintendendo mi ha risposto “chel li l’è un om” (pensava a Berlusconi, ndr) così le ho spiegato che mi riferivo a Bossi e alla sua condanna e mi sono sentito dire “nun l’è mica vero, chi l’ha detto?”.
povera signora, le avrai arrecato un grosso shock emotivo con la notizia su Bossi !!!!!
RispondiEliminaquesto dimostra che sono cose chedobbiamo assolutamente dire quando ci capita perchè vengono tenute nascoste anche ai propri elettori