venerdì 4 febbraio 2011

Integriamoci occupando



E’ difficile parlare di politica, nel suo senso autentico, a dei politicanti. Ancora più dura è farlo su tematiche che hanno più presa negli slogan elettorali che nei programmi di partito.
Ieri sera sono stato ospite di Lombardia Channel, insieme a Renato Plati (anch’egli del M5S), durante la trasmissione “Fuori Onda” condotta da Leandro Diana.
Il tema della serata era “Case occupate e Centri Sociali”, un argomento che definirlo spinoso sarebbe riduttivo.
Qual è la caratteristica di un luogo occupato? Certamente l’unione di almeno 3 componenti, un reato, un bisogno sociale e una collocazione cittadina strategica.
Sia chiaro, la mia conoscenza della tematica è abbastanza profonda visto che, seppur non a Milano, frequentavo i centri sociali e li vivevo quantomeno da amico esterno ma la presenza in collegamento dallo studio di un “occupante professionista” come Valerio R. ha aperto in me una breccia che merita di essere approfondita.
Ho capito infatti che la mia esperienza era “limitata” alla realtà meridionale, Palermo abbonda di luoghi di aggregazione perché la strada stessa lo è per un fattore meramente culturale. Eppure i centri sociali esistono anche li segno che qualcosa ancora non ci è chiara a riguardo.
Valerio invece ci parla di bisogni, ci racconta con parole forbite e di invidiabile cultura (nonostante la giovane età) di un disagio giovanile forte e opprimente in una città, Milano, che cresce a misura d’anziano perché da anziani governata.
Leoncavallo, Conchetta, Casa dello Sciopero, Deposito Bulk, Bottiglieria Occupata e La Stamperia, per Valerio, altro non sono che la pragmatica manifestazione della volontà dei giovani milanesi (e non solo) di rimpossessarsi di ciò che gli è stato tolto, la possibilità di esistere senza compromessi, di autodeterminare i propri spazi e le regole sociali. Per farlo si è sempre scelto luoghi abbandonati al degrado da anni e si è provato, coi pochi mezzi a disposizione, a rinverdirli per il bene di tutti.
Certo, stiamo parlando di un reato, occupare un edificio privato lo è per legge. Ma dove si posiziona l’ago della bilancia quando si parla di privato?
Un caso encomiabile di gestione del territorio arriva dall’Olanda (strano eh?) dove le liste Anti-Squat fagocitano ogni anno gli immobili considerati in disuso per almeno x anni “affidandoli”, secondo un regolamento, a squatters locali.
Cosa fanno invece le nostre amministrazioni per fronteggiare il fenomeno?
La risposta ci arriva quasi istintivamente da Max Bastoni della Lega Nord (strano eh?) che a commento dell’esempio Olandese ha proferito un chiarissimo “che vadano in Olanda allora” per poi chiudere con “io li abbatterei tutti i centri sociali e ci costruirei case sopra”….eh si….proprio un bell’approccio.
Chiaramente non mi schiero apertamente con chi pensa che il volere di un gruppo di ragazzi possa scavalcare qualsiasi vincolo legalitario ma certamente credo che sia fondamentale porsi davanti ad una riflessione sulla necessità di mediazione tra istituzioni e cittadini su questa tematica.
Per quel che mi riguarda se dovessi scegliere tra l’avere accanto casa un edificio abbandonato da decenni, decadente e luogo di ritrovo di tossici o peggio ancora “magazzino segreto” di traffici loschi o un centro sociale non avrei dubbi, amo la vita e amo i giovani (ne sono ancora parte, ndr) e credo che, nei limiti del buon senso, mai potrebbero essere dannosi ad un quartiere.
La risposta è quindi semplice ed ahimè sempre la stessa, ringiovanire le istituzioni, permettere ai giovani di entrare in Comune perché, naturali compagni di viaggio di un “Valerio” qualsiasi, possano capire le sue esigenze e trovare la strada giusta per integrarle in questa società.

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