martedì 14 agosto 2012

C'è un'Africa che ride...



Cʼè unʼAfrica che ride quando non te lo aspetti, quando carico di curiosità e tristi certezze ribalta il tuo mondo e ti immerge nel suo.
“Ne ho vista sofferenza ma qui è diverso, qui è tutto amplificato” mi dicevo mentre tra una buca e lʼaltra mi lasciavo trasportare tra le grulle pianure del Katanga, ero certo che questa avventura mi avrebbe sconvolto, i bimbi sporchi e malnutriti, le mosche a pranzarne, arido tutto intorno.
Vero tutto questo, è la prima cosa che ti assale la mente, la seconda è però strabiliante, loro, i bimbi, tutto questo non lo notano.
I bimbi vogliono giocare, i bimbi amano la vita e chi se ne frega se i piedi sono gonfi e doloranti per via della fungia  (pulce penetrante) o se ti senti fiacco per via della malaria.
Escono dal pre-scuola e ci chiedono un pallone, uno vero che rimbalzi invece che di plastica e stoffa qui è un lusso, lo calcio in aria e accendo i loro occhi, un fitto vociare giocoso e la palla che vola avanti e indietro nel vasto piazzale di Kaniaka.
Questi bimbi non conoscono stanchezza, la fatica è compagna di vita laddove nulla è a portata di mano. Cʼè persino chi corre col fratellino più piccolo sulla schiena, in Congo è normale per i giovani farsi carico della famiglia.
Ridono i nostri bimbi, occhioni e denti bianchi brillano sul volto nero come la notte.
“Abari?” “Muzuri!” (“Come va?” “Bene” in Swahili), non conoscono altra risposta. Uno sciame in festa impazza intorno a me e mi riempie il cuore, non sono abituato a tanta gioia nella ingessata Italia.
Cʼè unʼAfrica che ride al di là dellʼincertezza.
Cʼè unʼAfrica che ride al di là della paura.
Cʼè unʼAfrica che ride insieme a noi e non grazie a noi, è questo ciò che mi realizza.
Cʼè unʼAfrica che ride oltre il nostro immaginare, chiudo gli occhi e la sento dentro di me.
Cʼè unʼAfrica che ride e almeno oggi io ne faccio parte, che splendida giornata…
Jambo!
Manlio