martedì 25 gennaio 2011

Estratto da Papalagi - Discorso del capo Tuiavii di Tiavea delle Isole Samoa


Poiché i corpi delle donne e delle ragazze sono così ben coperti, gli uomini e i ragazzi hanno un gran desiderio di vedere la loro carne, così come è al naturale. Ci pensano giorno e notte e pensano molto alle forme delle donne e delle ragazze, e sempre come se quel che è naturale e bello fosse un grande peccato e potesse accadere solo nelle ombre più fitte. Se mostrassero la carne liberamente, gli uomini potrebbero rivolgere meglio i loro pensieri ad altre cose, e quando incontrano una ragazza i loro occhi non starebbero a sbirciare, e la loro bocca non pronuncerebbe parole lascive.

Ma la carne è peccato, è del diavolo. Esiste pensiero più folle, cari fratelli?

Se si dovesse credere alle parole del Bianco, allora si dovrebbe preferire, insieme a lui, che la carne fosse dura come la roccia della lava e priva del suo bel calore che viene da dentro.

Rallegriamoci invece della nostra carne, che può parlare con il sole, di poter muovere le nostre gambe come il cavallo selvaggio, perchè non le tiene legate nessun panno, e non le opprime nessuna pelle da piedi, e non dobbiamo stare attenti che non ci caschi dalla testa il nostro copricapo.

Rallegriamoci per la vergine che è bella nel corpo e mostra le sue membra al sole e alla luna. Stolto, cieco, senza il sentimento della vera gioia, è il Bianco, che si deve coprire tanto per non provare vergogna.





lunedì 24 gennaio 2011

Il rispetto del gruppo!

Sabato 22 è stata una giornata di gloria per il MoVimento 5 Stelle di Milano.

E’ vero, molti hanno trovato ancora pane per i loro denti marci attaccandoci per la bassa partecipazione di gente “estranea al giro” o per la scelta del metodo di Condorcet (ma l’avete davvero capito?!?), peccato che questa stessa gente non fosse presente dimostrando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che parlare da dietro un pc senza mai muovere un dito è certamente più facile che agire in prima persona.

Ho visto un’atmosfera che dovrebbe far invidia persino alle scolaresche in gita, si è lavorato insieme per allestire la sala, si è accolta la gente offrendogli un rinfresco “home made”, si è giocato a calcio con i numerosi bambini grazie anche alla splendida giornata di sole e soprattutto ci si è rispettati l’un l’altro come raramente avevo visto in passato.

Chiaramente il momento della nomina del candidato sindaco è stato vissuto con più “pancia” dato anche il testa a testa tra Plati e Calise che ha contraddistinto l’intero scrutinio ma gli abbracci finali erano sinceri e le bollicine di spumante hanno suggellato un patto, specialmente tra noi candidati, di vera a sentita collaborazione.

Mattia saprà darci quello slancio che ci serve, è giovane sveglio e intelligente, insomma, è la rappresentazione del concetto di MoVimento 5 Stelle.

Da oggi quindi si ricomincia o forse si comincia…si perché la cassa di risonanza è stata enorme e non può che ampliarsi e sta a noi dimostrare di essere pronti per presentarci alla Milano tutta.

Per quanto mi riguarda sono soddisfatto, certo avrei preferito riscontrare maggior successo ma ad ogni scheda scrutinata cresceva in me una meravigliosa sensazione di freschezza e il respiro si faceva sempre più profondo. 
Il perché è lapalissiano, ho vissuto l’ultimo mese nel dispiacere di vedermi attaccato per qualcosa che non aveva fondamenta, per una mistificazione della realtà, oltre che nel dolore di essere ingiustamente screditato all’interno di un gruppo che stimo, ammiro e rispetto.
Ora che tutto è crollato come un castello di carte sono di nuovo sereno, ho uno scudo di amici e affetto che mi avvolge e nessuna critica avrà più valore del valore umano di chi la muove.
Mi piacerebbe poter davvero pensare di aver subito per il bene di tutti, che dalla mia esperienza nasca in certi personaggi la consapevolezza che le parole hanno un peso e se destrutturate e infondate possono danneggiarci e spaccarci dall’interno. Purtroppo so già che questo non accadrà perché a volte poter dire la propria alzando i toni è l’unica occasione che si ha per sentirsi più di ciò che si è.

Ricordo che in paese, una volta in pensione, mio nonno era solito frequentare il Circolo in piazza e lì trovava spazio per una partita a carte e per esporre le sue idee sui “retroscena” della Guerra Fredda e sulle sue verità esclusive, mi chiedo, ne esistono anche a Milano?

COMPLIMENTI MATTIA, CONTA SEMPRE SU DI ME.




giovedì 20 gennaio 2011

Giovani come i calabroni...

Il MoVimento 5 Stelle è composto da una moltitudine di uomini donne di tutte le età.
Si caratterizza per la sua capacità di dar spazio a tutte le voci perché ogni voce vale 1 come un’altra.
Queste sue caratteristiche lo rendono confrontabile con le teorie sull’Universo che lo descrivono come omogeneo, isotropo e in costante espansione. 
Isotropia ed espansione sono facilmente ravvisabili nella sua natura stessa, in qualsiasi direzione lo si osservi infatti è immediato riscontrare la stessa visione programmatica e la selezione spontanea dei suoi attivisti lo rende di fatto fedele a formule di accrescimento esponenziale.
Apparentemente contrastante è invece la proprietà omogenea delle suddette teorie, come fa una moltitudine selezionata spontaneamente ad essere omogenea? Immaginate un campo verde quadrato con al centro una collinetta, tale struttura si presta agli occhi in modo chiaramente non omogeneo. Ora pensate di replicare quel quadrato N volte e guardare dall’alto l’insieme, noterete una conformazione omogenea nella sua accezione di armonia. 
Bene, quelle collinette altro non sono che i singoli individui che compongono il MoVimento con le loro idee. 
Di fatto siamo davanti ad un positivo paradosso sociale, il MoVimento è in se eterogeneo nella composizione ma omogeneo nell’intento di attuazione della democrazia partecipativa, del nostro 1 vale 1.
Di fatto siamo come l’Universo, non delimitabile e senza tempo.

L’eterogeneità dei suoi attivisti comporta chiaramente svariate implicazioni in ogni ambito, la cosa che salta all’occhio è l’incapacità di trovare una tregua tra coloro i quali sono stati definiti “capelli bianchi” e il “nuovo che avanza” quindi i giovani. I primi, onesti volenterosi democratici spontanei ed esperti, portano giustamente dentro il loro bagaglio culturale e i loro vissuti. I problemi nascono quando i vissuti, in politica spesso legati a esempi negativi, diventano così invadenti da ostacolare il libero e “candido” pensiero dei secondi, dei giovani.

Senza ombra di dubbio l’esperienza è un valore e se usata in termini positivi è quasi un dovere darle parola ma fino a dove si può spingere? Fino a dove ha senso darle peso? 
Non si corre, a volte, il rischio che l’eccessivo bisogno di trasmettere il vissuto possa inquinare il candido presente?

Chiaramente la risposta non può prescindere da una personalizzazione del quesito e una riflessione sulla volontà di agire per o contro il MoVimento, per o contro la moltitudine, ma una cosa è certa, ad oggi i giovani stanno rispondendo bene, si rifanno forse al paradosso del calabrone?

“Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare.” 
-Igor Ivanovič Sikorsky-



martedì 18 gennaio 2011

Il peso delle parole...

Ricevo, insieme agli altri 8 candidati, questa email da parte di Sem P. e desidero renderla di dominio pubblico. Seguono mie riflessioni sulle 48h che hanno seguito la presentazione del 15/01:

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data:                    18 gennaio 2011 14:09
oggetto:               Candidati portavoce e gruppi di quartiere

Cari candidati...
Ho parlato poco fa con Manlio.  In questi giorni non leggo i forum e i blog, ma il comportamento di qualcuno nei suoi confronti ieri sera all'incontro a Cormano è sufficiente:  sappiamo che gli è stato fatto un torto piuttosto grave.

Preciso subito che i gruppi di quartiere non verranno convogliati verso un voto unico.
Sarebbe del resto impossibile: sono abituati loro a comandare chi va a visitarli e a "servirli", non tollererebbero un atteggiamento diverso!

Ieri sera Renato mi ha parlato proponendomi:   incontriamoci una sera prima del 22, e facciamo chiarezza sulla questione dei gruppi di quartiere. 
Gli ho proposto di farlo domenica 23 dalle 14.30, quando potrà essere (come chiunque altro di voi) osservatore al piccolo incontro che terremo a Chiamamilano per ripensare da capo il progetto dei gruppi di quartiere. 
All'incontro partecipano alcune persone dei gruppi che sono risultate più disponibili a mettere in gioco la loro riflessione personale. 
(( Vi è giunto qualche eco della discussione preparatoria - un po' scomposta, ma è normale trattandosi di cittadini non attivisti - tramite una segnalazione di Diana Ambanelli )).

Renato ha obiettato che domenica sarebbe tardi, bisogna farlo prima di sabato.
Personalmente deploro che non lo si sia fatto mesi fa, e che lo si faccia nei giorni precedenti la scelta del candidato sindaco.
Comunque, se non si parlerà della scelta del candidato, sarò ben felice di incontrarvi.  (Purtroppo, verso la fine dell'incontro di ieri sera, c'è stato qualcuno che ha accennato a voler impostare una trattativa sul voto, cosa davvero fuori luogo).

Mi rendo conto di essere l'unico attivista del MoVimento milanese che si è dedicato allo sviluppo dei gruppi di quartiere...  Noi da due anni aspettiamo che prima il meetup e poi la lista civica IN QUANTO TALI  prendano in mano la rete dei gruppi di quartiere e la gestiscano conformemente agli scopi per cui è nata (vedi gruppo Uno a uno del meetup): se questa può essere la volta buona, ben venga!
Se decidete di fare l'incontro, farei venire con me qualcuno dei gruppi, per avere un riscontro dal punto di vista dei "non attivisti"...

Quanto al voto di sabato, ripeto: la rete dei gruppi di quartiere non ha l'intenzione di far circolare mail o proclami di nessun genere perché venga votato un candidato piuttosto che un altro.  E ripeto il mio dispiacere nel vedere Manlio maltrattato in base a teoremi che non hanno alcun fondamento.
Certo, Manlio ha lavorato alcuni mesi nei gruppi, un po' di persone lo conoscono e istintivamente pensano a lui.  Ma sono valutazioni personali più che logiche.

Quindi nessun voto organizzato da parte dei gruppi di quartiere. 
Diverso è il fatto che io (purtroppo solo io) conosco quasi tutti, e un sacco di persone mi chiedono per chi votare.  Ho ovviamente il diritto, come tutti, di sentire i miei amici e di dire il mio parere.  Mi rendo conto che la mia situazione è particolare, perché si tratta di tanta gente e l'ho servita per un po' di tempo.  Ma credetemi,  avrei voluto condividere questo privilegio con tutti voi. 

Quindi se ritenete che possa essere un privilegio per alcuni del MoVimento di Milano e dintorni  mettersi a fare il lavoro che faccio io - ovviamente (si spera!) molto meglio di come lo faccio io - verrò di corsa dove mi inviterete.
Temo infatti che senza spostare "forza lavoro"  dalle attività di base della lista  al progetto dei gruppi di quartiere (che ne è talmente sprovvisto!),  quello che ci potremo dire rischierà fortemente di restare teorico.  Ma penso che chi verrà eletto portavoce avrà di sicuro l'autorità - se lo riterrà opportuno - per incitare un po' di persone a fare questa scelta.

Ciao!
                    Sem
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Sono stati giorni carichi all'estremo di parole per cui non ne aggiungerò molte altre.
Malgrado tutto c'è una cosa che sempre più sto realizzando al termine di queste 48h di fuoco ed è che in fondo come sempre le crisi servono, fanno cresce e fanno acquistare coscienza.
Ciascuno in questo tempo ha potuto comprendere come, più o meno consapevolmente ha contribuito ad alimentare una situazione che, se da una parte ha visto me al centro di un ipotetico complotto, dall'altro, cosa ben più seria e importante, ha rischiato di far perdere credibilità al nostro gruppo agli occhi di chi, proprio come noi in questa realtà ha riposto grande fiducia.
Per questo stasera insieme agli altri 8 candidati e attivisti ci troveremo per portare avanti "insieme" il percorso che abbiamo iniziato, oltre le triangolazioni e i pregiudizi (positivi o negativi) perché di una cosa siamo certi crediamo fermamente nel popolo sovrano.
Quindi approfitto semplicemente per chiedere a chiunque si sia sentito in qualche modo “indirizzato”, a dimenticare tutto il 22 gennaio. Ciascuno ha ancora 4 giorni per leggere di noi 9 candidati e farsi un’idea e ci troverà in sala per rispondere ad eventuali domande, fatto questo basterà prendere la penna e votare col cuore.





mercoledì 20 ottobre 2010

Guatemala, con la voce del cuore...

Ci sono giorni che passano lenti, vischiosi, ognuno uguale all’altro con quella sensazione addosso di star vivendo in un acquario, spesso questi giorni da eccezione si trasformano in quotidianità, credo sia il nostro male, il male del nord del mondo. Torni a casa la sera, stanco da una giornata in ufficio che alla tua vita non ha aggiunto altro che mal di schiena, vedi un amico, bevi una birra e bestemmi contro l’apatia che ti attraversa e l’impossibilità di uscirne, rincasi quasi più leggero perché almeno ne hai parlato, dormi qualche ora e la sveglia suona ancora, sempre uguale, “Struggle for pleasure” di Wim Mertens per sentirti vivo, ti alzi sperando di aprire la finestra e trovarti altrove ma quel altrove, li, non l’hai mai trovato. Fai colazione, una doccia, scegli la camicia e inizi a indossare l’abito, questa evoluta forma di schiavitù la chiamano “dress code”, prendi la cravatta e la passi intorno al collo, tutto intorno a te prende una tinta differente, rosso, verde, azzurro, poi immagini lontane, non nel tempo, ma nello spazio, quella lontananza che ti fa sentire inizialmente fuori dal mondo, almeno fuori dal mondo che hai sempre creduto essere l’unico possibile. Alberi, selva e terra incontaminata sporca del solo sangue di chi l’ha desiderata così tanto da lottare dei lustri, da sacrificare la propria vita per ottenerla e donarla ai figli, di chi quella terra spesso l’aveva già per parola di un padre che non poteva dimostrarlo o non era abbastanza protetto per farlo da chi questo dovere l'aveva costituzionalmente. Longitudini, tra l'afoso Petén e le verdi montagne dell'Alta Verapaz, in cui da quasi 30 anni si consuma un'immonda tragedia dimenticata dal mondo "civile". Migliaia di persone, "campesinos" di origine Maya (ndr. contadini), sono state private di un diritto naturale e imprescindibile per uno sviluppo accettabile del tessuto socio-economico, la terra. La promessa di una riforma agraria è stata calpestata più e più volte da multinazionali corruttrici di governi spinti a ignorare i diritti umani, spesso si è ricorso alla criminalità locale per compiere violenze a scopo intimidatorio. Si è sterminato villaggi che si opponevano a lasciare i campi per far spazio alle monocolture, si è ucciso i rappresentanti delle associazioni d’opposizione, si è minato lo sviluppo economico autonomo imponendo, in maniera subdola, l'utilizzo del transgenico nelle coltivazioni di mais. Ti svegli in quelle terre, sudato e perennemente stanco dal caldo atroce che ti affligge e il solo fatto di guardarti intorno ti fa intuire che le tue priorità, li, non hanno ne possono avere rilievo. Lì, un “marero” valuta la tua vita 10 dollari.
Lì tutto ciò che conta è tornare a casa la sera con un pugno di riso, una dose di massa di mais e qualche fagiolo, non ne avresti bisogno se avessi un piccolo podere, ma non l’hai da tempo e i padroni ti pagano una miseria al mese per coltivare la terra, sei fortunato ad averlo quel misero lavoro, faresti bene a non lamentarti, a non rivendicare nulla, ieri Pablo è stato ucciso mentre, machete in mano, urlava “tierra, tortillas y libertad”.
Una certezza storica è che la vita si è sempre evoluta principalmente sulle rive dei grandi fiumi, ma il Nord ha bisogno di elettricità così vai in Guatemala e crei 3 dighe sull’Usumacinta, al confine col Messico. Una diga necessita di un bacino così allaghi ettari ed ettari di territorio e poco importa se la scelta, per chi in quel territorio ci vive da sempre sia limitata a morire o scappare, poco importa se in quel territorio s’è sviluppata per migliaia di anni una delle civiltà più gloriose della storia umana, i Maya.
La tua mente fatica a crederci, pensi di aver visto abbastanza, ma scopri che nulla è abbastanza. Ti chiedi come, chi, per cosa si possano compiere tali gesti. Ti chiedi come si possa ritenere una diga più importante della vita e della storia di un intero popolo. Queste domande non hanno nemmeno il tempo di esistere, quei popoli, sotto lauta ricompensa, non sono mai esistiti. L’arma è sempre la stessa, l’ignoranza di massa. Che senso ha dare la cultura a qualcuno che la potrà usare un giorno per rivendicare i propri diritti? Così nei villaggi le scuole vanno avanti grazie a professori che non percepiscono stipendio da mesi, spesso si accontentano di essere “mantenuti” come ricompensa per un lavoro che è diventato una missione. I bambini di contro hanno solo due scelte e a volte non ne hanno affatto, aiutare nei campi per guadagnare qualcosa per i fratelli più piccoli o andare a scuola per crearsi un futuro differente, questa scelta però è minata da un gap conoscitivo, “un futuro differente” non riesci a immaginarlo se non hai mai varcato il confine del tuo villaggio, così la scelta più facile diventa la più pericolosa.
“Tiempo de Solidaridad”, è il motto del Presidente del Guatemala Alvaro Colom. E’ importante prendere coscienza del senso di questo messaggio. Ti aggiri per terre sperdute, tra vette assolate e fitte foreste e quel motto ti perseguita ovunque abbinato ai colori dei punti cardinali Maya. Siamo con voi, sembra dire ai campesinos. Peccato che poi coi campesinos si trovino solo associazioni umanitarie internazionali. Lo stato latita e anche il “patto base” siglato coi nullatenenti, ovvero il tetto minimo, è spesso un miraggio.
Così ti rendi conto del bene profondo che l’esser li genera, le nostre magliette portavano in giro un messaggio molto più pratico “Libertad es partecipaciòn - AMKA onlus ®”. Crediamo che questo sia ciò che un volontario debba creare in quella terra, la partecipazione. C’è un filo sottilissimo che collega il libero e l’oppresso, il suo livello di percezione della realtà. Essa, infatti, si acquisisce tramite l’interazione diretta con la società, se l’oppresso coglie il senso di questo legame affronta, di fatto, il primo passo verso la liberazione.
Così tutto ciò che occorre fare è instaurare questa consapevolezza tramite dei progetti condivisi e compartecipati. “Io non dico la mia perché farlo mi ha sempre provocato dolore”, mi disse un giorno un campesino dopo una riunione a Doce Aquilas, allora mi fu chiaro di cosa quella gente aveva bisogno ovvero sentirsi determinante per il processo, essere prima testa che progetta, poi mano che edifica e infine corpo e cuore che godono del risultato e lo difendono. Si deve sempre partire da una domanda concreta, cosa renderebbe la vita migliore a te e ai tuoi compagni? Acqua corrente e latrine sono state le risposte più comuni. Progettiamo insieme come procurarvele, è stata sempre la nostra risposta. L’affamato cui è regalato un pezzo di pane busserà alla tua porta ogni giorno sperando che il “miracolo” si riproponga, quello con cui si progetta un forno e si condivide la ricetta non avrà più bisogno di te e potrà beneficiarne con tutta la sua comunità. Il seme che va donato è quello della cultura, della curiosità e della speranza, il resto va da se.
Finisco il nodo e stringo la cravatta…la casa dei giovani nella comunità di Nuevo Horizonte (Petèn) e il suo murales “Ser jovenes y no ser revoluciònarios es una contradiccion biologica”…allento un po’ il nodo, respiro aria di libertà, devo sbrigarmi, in ufficio mi aspettano…fino alla prossima missione!

Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario.” -Ernesto Che Guevara-