martedì 14 agosto 2012

C'è un'Africa che ride...



Cʼè unʼAfrica che ride quando non te lo aspetti, quando carico di curiosità e tristi certezze ribalta il tuo mondo e ti immerge nel suo.
“Ne ho vista sofferenza ma qui è diverso, qui è tutto amplificato” mi dicevo mentre tra una buca e lʼaltra mi lasciavo trasportare tra le grulle pianure del Katanga, ero certo che questa avventura mi avrebbe sconvolto, i bimbi sporchi e malnutriti, le mosche a pranzarne, arido tutto intorno.
Vero tutto questo, è la prima cosa che ti assale la mente, la seconda è però strabiliante, loro, i bimbi, tutto questo non lo notano.
I bimbi vogliono giocare, i bimbi amano la vita e chi se ne frega se i piedi sono gonfi e doloranti per via della fungia  (pulce penetrante) o se ti senti fiacco per via della malaria.
Escono dal pre-scuola e ci chiedono un pallone, uno vero che rimbalzi invece che di plastica e stoffa qui è un lusso, lo calcio in aria e accendo i loro occhi, un fitto vociare giocoso e la palla che vola avanti e indietro nel vasto piazzale di Kaniaka.
Questi bimbi non conoscono stanchezza, la fatica è compagna di vita laddove nulla è a portata di mano. Cʼè persino chi corre col fratellino più piccolo sulla schiena, in Congo è normale per i giovani farsi carico della famiglia.
Ridono i nostri bimbi, occhioni e denti bianchi brillano sul volto nero come la notte.
“Abari?” “Muzuri!” (“Come va?” “Bene” in Swahili), non conoscono altra risposta. Uno sciame in festa impazza intorno a me e mi riempie il cuore, non sono abituato a tanta gioia nella ingessata Italia.
Cʼè unʼAfrica che ride al di là dellʼincertezza.
Cʼè unʼAfrica che ride al di là della paura.
Cʼè unʼAfrica che ride insieme a noi e non grazie a noi, è questo ciò che mi realizza.
Cʼè unʼAfrica che ride oltre il nostro immaginare, chiudo gli occhi e la sento dentro di me.
Cʼè unʼAfrica che ride e almeno oggi io ne faccio parte, che splendida giornata…
Jambo!
Manlio

giovedì 7 aprile 2011

E-Cat e fusione a freddo, siamo a una svolta?


Non  sono un chimico e nemmeno un fisico ma certamente mi reputo un appassionato di tecnologia e sviluppo scientifico. Ritengo fermamente che le energie rinnovabili debbano rimpiazzare le attuali tecniche produttive, dispendiose e rischiose e spesso con una reale efficienza molto bassa ma questo non mi distrae dal tenere un occhio aperto sulle evoluzioni di rami di ricerca che puntino a “inventare” qualcosa di rivoluzionario.
Da qualche settimana ho ricevuto, per mezzo di un mio amico e collega universitario, alcune informazioni riguardo degli esperimenti portati avanti all’Università di Bologna dal professore emerito dell’Alma Mater Sergio Focardi e dall’ingegner Andrea Rossi, tecnico studioso ed investitore unico nel progetto.
La loro ricerca, ormai realizzata concretamente, è orientata alla realizzazione di un piccolo “reattore” chiamato Energy Catalizer in grado di fondere a freddo (ovvero sotto i 200°C) due atomi di idrogeno e nickel ottenendo una resa sull’energia prodotta pari a 30 volte quella consumata.
Ovviamente si parla di energia termica ottenuta e non di energia elettrica direttamente prodotta.
In questo link trovate i video della presentazione ufficiale dell’esperimento avvenuta il 14 gennaio 2011 presso l’Università di Bologna: http://www.journal-of-nuclear-physics.com/?p=360
Da anni si parla di fusione a freddo con grande scetticismo, sia perché fortemente boicottata dalle compagnie energetiche “classiche” sia perché nella pratica non ci sono studi che ad oggi dimostrino le leggi dietro questo tipo di reazione e di fatto nemmeno l’ing.Rossi ha ancora chiarito gli innumerevoli dubbi a riguardo poiché il progetto è tenuto sotto segreto industriale almeno fino alla prima applicazione su larga scala che dovrebbe avvenire a Ottobre presso il cliente pilota Defkalion Green Technologies in Grecia.
Inutile sottolineare l’importanza di un progetto simile che qualora risultasse riproducibile ed attendibile oltre ogni ragionevole dubbio segnerebbe di fatto la nascita di una nuova era della fisica applicata alla produzione di energia. In un’epoca segnata dalla paura del nucleare una soluzione del genere spazzerebbe via decenni di applicazioni nocive e sopravvalutate e consegnerebbe all’uomo una nuova prospettiva quantomeno per le applicazioni industriali dove le energie rinnovabili non trovano ancora spazio.
Dal giorno della prima dimostrazione ad oggi innumerevoli test e misurazioni sono stati effettuati e sembra assolutamente da escludere la possibilità che dietro questa “scatola magica” da 50cm3 possa celarsi una truffa  mediatica o una qualche combustione chimica.
Non voglio dunque elargire certezze o speranze ma solo fornire un canale per capire meglio di cosa stiamo parlando e lasciarvi riflettere a riguardo.
Segue quindi una breve intervista che ho fatto al fisico Giorgio Vassallo, docente presso l’Università di Palermo, sul  suddetto esperimento.

Buon giorno prof.Vassallo, perché reputa oggi così importante parlare dell’esperimento Focardi-Rossi?
Perchè la quantità di energia prodotta e il rapporto energia prodotta/energia immessa è in ordini grandezza superiore agli esperimenti di “fusione fredda” finora realizzati. Rimangono quindi solo due ipotesi possibili: O si tratta di una frode deliberata o di una scoperta epocale. Con i livelli di energia prodotta dell'ordine di diversi Kwh e un rapporto di 30 volte tra energia immessa ed energia ottenuta è impossibile l'errore di misura. Personalmente escludo in maniera categorica la possibilità di una truffa.

Come è entrato a conoscenza di questo progetto e dei suoi ideatori?
Leggendo nel lontano 1995 un articolo sulla produzione anomala di energia nei sistemi Ni-H di Piantell, Habel e Focardi sul Nuovo Cimento.

Quali pensa siano, ad oggi, i maggiori dubbi riguardo la bontà dell’E-Cat specie in una fase post prototipo?
L'unico reale dubbio riguarda la spiegazione teorica. Non vi è una ipotesi chiara e precisa che spieghi questi fenomeni. Un quadro teorico di riferimento è stato comunque proposto da Giuliano Preparata nel suo libro QED Coherence in Matter .

Come spiega una resa così elevata senza una fusione a caldo?
Probabilmente come spiegato da Preparata i fenomeni di “fusione fredda” sono dovuti a fenomeni collettivi che coinvolgono “strutture mesoscopiche” in cui gli atomi oscillano con la stessa frequenza e la stessa fase. In tali strutture il numero di atomi è almeno otto ordini di grandezza inferiore al numero di Avogadro. Questi fenomeni collettivi, che tra l'altro sono anche alla base dei normalissimi fenomeni di catalisi, non sono presenti nel plasma ad alta temperatura della “fusione calda”. 

Che rischi vede in questa applicazione se la confrontiamo con i metodi classici di produzione energetica?
L'unico rischio potrebbe derivare forse dalla debole emissione di raggi gamma che accompagna questi fenomeni.

Quale pensa sia il motivo per cui, nonostante la ricerca in materia sia ormai quasi ventennale, nessuno abbia mai investito in questo settore?
Credo che in effetti ricerche in questo settore siano state finanziate, ma appartengano alla categoria delle ricerche “classificate” non di pubblico dominio.
Penso inoltre che molti istituti lavorino in questo campo senza necessariamente pubblicare sulle riviste scientifiche.
E' strano il caso di un brevetto del MIT “Method of maximizing anharmonic oscillations in deuterated alloys”  del 1995 In cui si parla tra l'altro di fusione del deuterio e dell'idrogeno in leghe PdAg e nel Nickel opportunamente trattato. 

Quali reputa possano essere in futuro le ottimali applicazioni di questo prodotto?
In un primo tempo la produzione di energia termica ed elettrica a basso costo in centrali di piccola e media potenza. In un futuro probabilmente sarà l'unica fonte di energia necessaria...

Molti reputano che il legame strettamente industriale tra Rossi e Focardi possa segnare un limite economico nella diffusione del prodotto su larga scala e comunque non vedono di buon occhio il prostrarsi della ricerca all’industria. Cosa ne pensa?
Penso che la comunità europea, l'università e l'industria  dovrebbero immediatamente finanziare questo tipo di ricerche, interessanti sia dal punto di vista della ricerca di base che dal punto di vista economico.
Concludo dicendo che è importante ricordare il prof. Francesco Piantelli dell'Università di Siena, pioniere nella ricerca della produzione di energia nei sistemi NI-H .

Grazie mille per la disponibilità.
Grazie per l'attenzione. Giorgio Vassallo - gvassallo@unipa.it

Chiudo lasciando i riferimenti ad alter fonti e documenti sperando che si inneschi un dibattito su questo tema.
Report dettagliato e completo di relazione tecnica (2° link) da parte dei fisici Sven Kullander, professore emerito dell'Università di Uppsala nonché presidente del Comitato dell'Energia presso l'Accademia Nazionale delle Scienze, e Hanno Essén, professore associato di fisica teorica e docente presso il Royal Institute of Technology svedese, nonché membro del consiglio della Skeptics Society svedese:

Intervista di Daniele Passerini all'ingegner Andrea Rossi

Portale con moltissimi link sull'esperimento:
http://newenergytimes.com/v2/sr/RossiECat/RossiECatPortal.shtml

Intervista all’ing.Rossi di un giornale svedese online:

Intervista al prof.Focardi:
Gerard Celente su Rossi-Focardi:
Articolo sul Washington Times:
http://www.nyteknik.se/nyheter/energi_miljo/energi/article3108242.ece

Riflessione riguardo la fusione a freddo da parte di M.Torrealta, giornalista RAI:
www.terrediconfine.eu/il-segreto-delle-tre-pallottole.html

Rapporto 41, una relazione sulla “scomparsa” degli esperimenti sulla fusione a freddo:


martedì 8 marzo 2011

Lunga e tortuosa...

1791: Olympe de Gouges, con la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, dedicato a Maria Antonietta, pose i suoi contemporanei di fronte al ruolo negato nello spazio pubblico alle donne. La de Gouges scontò il suo moderatismo politico filo-monarchico e girondino finendo sulla ghigliottina nel 1793.

Luglio 1848: a New York si tenne un'assemblea di circa trecento donne, nella quale Elizabeth Cady Stanton formulò una dichiarazione dei diritti delle donne all'eguaglianza. Vi si affermava che uomini e donne sono eguali e «dotati dal loro Creatore di diritti inalienabili; che tra questi vi sono la vita, la libertà, il perseguimento della felicità». Il governo deve garantire al popolo tali diritti e, qualora non lo facesse, «è diritto di quelli che ne soffrono di rifiutargli obbedienza e di insistere per istituire un nuovo governo».

1884: Friedrich Engels pubblica “L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” che tiene conto delle ricerche di Bachofen sul matriarcato.

1897: Emma Goldman (movimento femminile anarchico) scriveva: «Io chiedo l'indipendenza della donna, il suo diritto di mantenere se stessa, di vivere per se stessa, di amare chi e quanti vuole. Chiedo libertà per entrambi i sessi, libertà di azione, libertà nell'amore e nella maternità».

1905: Le «suffragette» Christabel e Annie Kenney furono arrestate e incarcerate per aver gridato slogan in favore del diritto di voto durante una riunione del Partito liberale. Seguirono altre manifestazioni e arresti.

8 marzo 1908: un gruppo di operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terrificanti condizioni in cui erano costrette a lavorare. Il proprietario Mr. Johnson, stanco della mancata produttività e soprattutto il non voler riconoscere tali diritti, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Un grosso incendio divampa all'interno della fabbrica e le donne operaie prigioniere ne furono travolte e ben 129 di loro morirono arse dalle fiamme.

1938: Virginia Woolf scrisse il saggio Three Guineas. La scrittrice immagina che un'associazione pacifista maschile le chieda un contributo per finanziare iniziative che possano scongiurare le minacce di guerra: la Woolf possiede tre ghinee, e decide di ripartirle in tre diverse opere di beneficenza, che raggiungano tuttavia il medesimo risultato di prevenire la guerra.

1946: Il diritto al voto è esteso alle donne anche in Italia.

1949: L’esistenzialista Simone de Beauvoir nel saggio “Il secondo sesso” scrive «Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo: è l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna»

1957: Betty Friedan organizza dei sondaggi presso molte donne di mezza età, laureate o d'istruzione superiore, che si erano dedicate esclusivamente a una vita di casalinghe, intervistandole circa la loro istruzione, le loro esperienze e le eventuali soddisfazioni ricavate dalla loro vita attuale. Scrisse articoli su quello che chiamò "il problema senza nome", che poi raccolse e rielaborò nel libro The Feminine Mystique, pubblicato nel 1963.

1969: Si costituiscono il Fronte italiano di liberazione femminile (FILF) e il Movimento per la liberazione della donna (MLD), espressione del Partito radicale, che avanza richieste concrete: istituzione del divorzio, informazione sui metodi anticoncezionali, legalizzazione dell'aborto, creazione di asili nido.

7 luglio 1969: Il nuovo femminismo radicale, rappresentato ai suoi esordi dal gruppo delle Redstockings, lancia il suo manifesto a New York.

1970: «Il femminismo è la teoria, il lesbismo la pratica». Il gruppo delle Radicalesbians pubblica sulle “Notes from the Third Year” il suo manifesto, The Woman Identified Woman.

1972: a Trento si costituisce il circolo Lotta femminista e un collettivo di cinque persone pubblica un libro, “La coscienza di sfruttata”, che analizza la «questione femminile» da un punto di vista marxista: nella società capitalistica la donna è sfruttata due volte, sia come lavoratrice sia nel suo rapporto con l'uomo.

1978: La psicanalista Nancy Chodorow nel saggio “The Reproduction of Mothering. Psychoanalysis and the Sociology of Gender” considera le differenze di genere formazioni di compromesso del complesso edipico. Tutti i bambini, per i quali la madre rappresenta il primo oggetto sessuale, formano il loro Io in reazione alla figura dominante della madre. Il maschio forma il suo senso di indipendenza in modo più immediato emulando il padre nel suo interesse possessivo verso la madre/moglie.

1983: Un tema su cui le femministe, ma non solo, s'impegnano, è anche quello dello sfruttamento crescente del corpo femminile in spettacoli e in immagini, e della rappresentazione degradata della sessualità fornita da certe pubblicazioni. La femminista radicale americana Andrea Dworkin inizia insieme con l'avvocato Catharine MacKinnon, una campagna per ottenere la condanna legale delle pubblicazioni pornografiche.

1983: In Italia va in onda per la prima volta “Drive In” e le maggiorate "ragazze fast-food", l'archetipo delle varie veline, letterine ecc. che spopoleranno nelle più famose trasmissioni della televisione commerciale degli anni novanta.

1987: In Italia va in onda “Colpo Grosso”, trasmissione televisiva notturna nella quale i concorrenti gareggiavano in scommesse e giochi per far togliere i vestiti alle mascherine. Note le esibizioni delle “Ragazze Cin Cin”.

8 marzo 1994: Viene organizzata una manifestazione femminista, davanti agli studi televisivi del Centro Palatino, da alcune studentesse contro l'idea che la trasmissione “Non è la RAI” proponeva della figura della donna.

Giugno 2006: Scoppia in Italia lo scandalo denominato “Vallettopoli” legato a favori sessuali richiesti a varie soubrette in cambio di ruoli televisivi.

2010: Scoppia in Italia il caso Ruby che vede sotto accusa, per sfruttamento della prostituzione minorile, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi oltre al giornalista Emilio Fede, l’agente Lele Mora e la Consigliera Regionale Nicole Minetti. Il caso Ruby apre una breccia in uno sconcertante quadro di compravendita di corpi femminili in cambio di  benefit politici ed economici.

13 febbraio 2011: Un milione di donne in tutte le maggiori piazza italiane aderisce alla mobilitazione denominata “Se non ora quando” con lo scopo di denunciare lo sdegno da parte delle donne italiane (e non solo) nei confronti del degrado nel quale la figura femminile è spinta dai media e dalla cultura sociale contemporanea specialmente in relazione allo scandalo del Rubygate.

Ho solo provato a riassumere, e chiedo scusa per la superficialità con cui l'ho fatto, le tappe principali della lotta femminista e i punti cardine che io identifico come simbolo della deriva negativa della medesima specialmente in Italia. Mi chiedo, dove e come ci siamo persi? Cosa ci ha presi allo stomaco così tanto da non vedere che stavamo perdendo la rotta? Che ruolo hanno avuto televisione e politica in questo declino?
In una società immobile come la nostra a volte mi sarei aspettato un’insurrezione. Erano tante le donne in piazza il 13 ed oggi, festa della donna, sono tante quelle che rivendicano il vero significato di questa giornata, che lungi è dal dono della mimosa e dai locali notturni, ma cosa significa realmente pari opportunità tra i sessi? La rivoluzione di cui parlo passa certamente anche dalle piazze e dalle giornate di memoria ma trovo la sua reale collocazione nella vita quotidiana. L’uomo, e lo dico per conoscenza, spesso fa fatica a capire il meccanismo mentale di inibizione che si innesca nelle decisioni della donna e da per scontato che quindi questa problematica non esista. Sta dunque alla donna, a mio modestissimo parere, dar voce alle proprie necessità e urlarle se è il caso affinché esse compenetrino il muro saldo di centenarie radici che ci isola dal comprenderle. Quel muro oggi va abbattuto non dando mai per scontato nulla, prendendo senza chiedere, decidendo senza attendere una indiretta approvazione, agendo autonomamente, rimpossessandosi del diritto e del piacere del manifestare la propria femminilità senza rinunciare al proprio intelletto.

“Mi sono seduto nella sala d'attesa. C'era una ragazza che sfogliava senza interesse una rivista. Mi piace stare in una stanza con una donna. Anche quando prendo il treno, se entro in uno scompartimento e ci trovo una donna sono più contento. E se non c'è continuo a cercare finché la trovo. Non è che poi le rivolgo la parola, o ci parlo, o ci provo per forza, anzi, ma mi piace che sia lì. Mi piace la loro compagnia anche se silenziosa e sconosciuta. Le donne sono belle da respirare.” -Fabio Volo-


mercoledì 2 marzo 2011

Dura lex, sed lex

Un pugile dopo un round intenso, ecco come mi sento.
Confusione pura dettata dall’incapacità di raccogliere, assemblare, elaborare e schematizzare tutte le riflessioni sulla questione penale/morale italiana che sento ribadire da esperti oratori e ignari cittadini. 
Mi va ancora bene dato che non ho la TV (spenta 4 anni or sono) e mi reputo un cittadino “informato” ma se provo a mettermi nei panni di un fruitore mediatico comune ecco che la confusione diventa ansia e paranoia.
Il TG1 parla di “vita privata violata”, la Repubblica di pedofilia, Rete4 di magistratura comunista, Il Fatto di un pedofilo per di più concussore, il Papa non vede problemi finché non si tocca la scuola privata, Napolitano si auspica moderazione (che novità), 1.000.000 di donne si sentono sfruttate e offese, la Gelmini le reputa “poche radical chic”. Dunque mi chiedo…siamo certi di aver bisogno di tutto questo?

Prima di prendere un analgesico ho provato a rilassarmi un attimo e mi sono posto un paio di semplici domande che a trovare una risposta ci eviterebbero tanti dibattiti:

  • Premesso che ciò che un qualsiasi cittadino fa della sua vita privata non deve interessarci purché non leda i diritti di un altro, sareste sereni sapendo che il vostro capo ufficio sia un pedofilo e non riesca a prendere decisioni perché alle riunioni crolla per la mancanza di sonno accumulato? Il Governo non è forse una grande azienda?
  • Supposto che B. abbia ragione ed abbia agito per difendere i rapporti internazionali aiutando la figlia di Mubarak (miracolosamente marocchina), in una nazione fallita e corrotta come l’Italia, non avrebbe fatto meglio a trovare il tempo per sedere in Parlamento e discutere tematiche importanti per la nazione come le riforme per fronteggiare la crisi?
  • Premesso che ognuno ha la sua scala di valori, come può un cattolico appoggiare l’operato di un Presidente del Consiglio che ha baciato la mano del Papa, ha promesso sui suoi figli e ha dichiarato sacra la famiglia per poi tradire in prima persona tutti questi propositi mentendo, divorziando e andando a letto con prostitute minorenni?


Le città in questi giorni sono tappezzate di manifesti con frasi tipo “SILVIO RESISTI, SALVA LA DEMOCRAZIA” oppure “LA SOVRANITA’ POPOLARE E’ SACRA”. Benissimo, proprio sulla seconda mi trovo pienamente d’accordo!!! Silvio Berlusconi è stato eletto dalla maggioranza degli italiani per governare l’Italia. Mi chiedo allora perché non lo abbia mai fatto. Da 16 anni il Parlamento si occupa quasi esclusivamente di trovare scappatoie legali, quasi sempre incostituzionali, per salvare il primo ministro dai processi che lo attendono dietro l’angolo. Il Parlamento è fermo da mesi ma si trova il tempo per sollevare il conflitto d’attribuzione alla camera nell’estremo tentativo di bloccare i magistrati mentre ad esempio 350000 firme per abolire i privilegi della Casta giacciono a marcire negli scantinati romani.
E’ per far questo che gli italiani hanno scelto Silvio Berlusconi o per vedere concretizzarsi le promesse della campagna elettorale quando solerte invadeva ogni canale mediatico parlando di sicurezza, economia e immigrazione?

Io per natura non sono un giustizialista, credo nella magistratura e nei processi celebrati in tribunale e non in TV e ancor di più credo nell’innocenza fino a prova contraria ed è proprio per questo che mi chiedo perché, invece di tenere un governo in ostaggio, certo della propria innocenza, l’onorevole Silvio Berlusconi non si dimetta (anche pro tempore) e affronti a testa alta i processi che lo vedono imputato come farebbe un qualsiasi cittadino. Forse non crede di esserlo?
Temo che non riceverò mai risposta a questa domanda ma spero che qualcun altro inizi a porsela…


martedì 15 febbraio 2011

Coscienza di sé

Ieri il MoVimento 5 Stelle era ospite di Iceberg, una celebre trasmissione di dibattito politico di Tele Lombardia, per la puntata “‘IL VALZER DELLE PIAZZE’ da Nanni Moretti a Giuliano Ferrara”.
In studio, oltre all’ottimo conduttore Stefano Zurlo sedevano Peter Gomez (Il Fatto Quotidiano), Gaetano Pecorella (PdL), Enzo Raisi (Fli), Fabio Roia (magistrato), Matteo Salvini (Lega Nord), Mattia Calise (MoVimento 5 Stelle), in collegamento da Roma Peppino Caldarola (Il Riformista) e Roberta Pinotti (PD).

Una delegazione degli attivisti e candidati consiglieri del M5S, me incluso, sedeva al seguito di Mattia per dargli sostegno.

Sarebbe bastato osservare le platee per rendersi conto che in Italia qualcosa non va o, forse, qualcosa sta per muoversi nel verso giusto. Da una parte, agghindati in abiti e sete verdi, uno stuolo di “supporters” della Lega Nord che certamente avrebbe potuto raccontare, con vivida memoria personale, l’incontro di Umberto Bossi con Bruno Salvadori nel lontano ’79, dall’altra uno smagliante Mattia con un gruppo di giovanotti dalla schiena dritta e il sorriso in faccia.




Si parte subito dalle contestazioni di piazza ma subito si cerca di dar loro un senso politico o, ancor peggio, un colore. Il tema, su precisa manovra di Salvini, si sposta subito sui massimi sistemi della politica nazionale perché è vecchia scuola la certezza che parlare di tutto è come parlare di niente. Chiaro l’intendo, ahimè riuscito grazie ai politici interlocutori, di sviare il discorso.
Fortunatamente non tutti erano li per sciorinare la conoscenza del “nulla” ma per parlare di fatti precisi così, ottenuta la parola, Mattia stende gli astanti con un discorso che parte dal basso, dai giovani e dalla responsabilità delle politica di dare un futuro alle nuove generazioni invece di parlare di Bunga Bunga e mignotte (uomini e donne) al soldo del premier.
Qualcuno magari potrebbe obbiettare che sarebbe stato utile schierarsi apertamente, approfondire la tematica “dignità delle donne” seguendo i moti di piazza ma reputo personalmente inutile sottolineare che la nostra visione della parità dei sessi nulla ha a che vedere con la strumentalizzazione politica ed è per questo che abbiamo scelto di essere in piazza domenica senza doverne per forza parlare in tv e lascia basiti sentire Salvini scagliarsi contro la manifestazione “Se non ora quando?” accusandola di faziosità e sostenendo che le stesse donne non hanno mai manifestato in difesa dei diritti delle donne musulmane.



Ottimo Mattia nel centrare il dibattito sulle tematiche che davvero ci stanno a cuore come il rifiuto dei soldi in politica e il dovere morale dei partiti di non candidare personaggi di dubbia provenienza e tantomeno condannati in via definitiva. Altra occasione questa, per Salvini, di tacere quando invece annunciava che nelle liste della Lega non compaiono condannati, forse dimentica la carriera del loro leader Umberto Bossi condannato a 8 mesi per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti oppure del Ministro della Giustizia Roberto Maroni, condannato a 4 anni e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale.

Viene da chiedersi dove sia la dignità di certi personaggi tanto lungi dal mondo dei vivi e tanto affini col mondo dei fantasmi, delle carcasse che invadono ogni spazio radio-televisivo.

L’attacco si sposta quindi sui magistrati, storicamente rei di “sbatterti in galera se gli stai sulle balle” a detta dell’oxfordiano Salvini. Fortunatamente Peter Gomez e Fabio Roia non hanno lasciato passare questa infamia rimostrando ad alta voce e ribadendo, insieme a Mattia, la necessità collettiva di piena fiducia nella giustizia.

Insomma, fermo restando che amerei il poterci confrontare con politici per passione invece che per professione, sono soddisfatto della nostra “resa” in trasmissione anche se, come ogni volta in queste circostanze, mi assale la tristezza nel percepire la totale assenza di consapevolezza dei comuni cittadini.
A camere già spente una “sciura” della Lega, avvicinato Mattia, ribadiva il suo punto di vista sui magistrati “politicizzati”, le ho chiesto del loro leader, lei fraintendendo mi ha risposto “chel li l’è un om” (pensava a Berlusconi, ndr) così le ho spiegato che mi riferivo a Bossi e alla sua condanna e mi sono sentito dire “nun l’è mica vero, chi l’ha detto?”.



venerdì 4 febbraio 2011

Integriamoci occupando



E’ difficile parlare di politica, nel suo senso autentico, a dei politicanti. Ancora più dura è farlo su tematiche che hanno più presa negli slogan elettorali che nei programmi di partito.
Ieri sera sono stato ospite di Lombardia Channel, insieme a Renato Plati (anch’egli del M5S), durante la trasmissione “Fuori Onda” condotta da Leandro Diana.
Il tema della serata era “Case occupate e Centri Sociali”, un argomento che definirlo spinoso sarebbe riduttivo.
Qual è la caratteristica di un luogo occupato? Certamente l’unione di almeno 3 componenti, un reato, un bisogno sociale e una collocazione cittadina strategica.
Sia chiaro, la mia conoscenza della tematica è abbastanza profonda visto che, seppur non a Milano, frequentavo i centri sociali e li vivevo quantomeno da amico esterno ma la presenza in collegamento dallo studio di un “occupante professionista” come Valerio R. ha aperto in me una breccia che merita di essere approfondita.
Ho capito infatti che la mia esperienza era “limitata” alla realtà meridionale, Palermo abbonda di luoghi di aggregazione perché la strada stessa lo è per un fattore meramente culturale. Eppure i centri sociali esistono anche li segno che qualcosa ancora non ci è chiara a riguardo.
Valerio invece ci parla di bisogni, ci racconta con parole forbite e di invidiabile cultura (nonostante la giovane età) di un disagio giovanile forte e opprimente in una città, Milano, che cresce a misura d’anziano perché da anziani governata.
Leoncavallo, Conchetta, Casa dello Sciopero, Deposito Bulk, Bottiglieria Occupata e La Stamperia, per Valerio, altro non sono che la pragmatica manifestazione della volontà dei giovani milanesi (e non solo) di rimpossessarsi di ciò che gli è stato tolto, la possibilità di esistere senza compromessi, di autodeterminare i propri spazi e le regole sociali. Per farlo si è sempre scelto luoghi abbandonati al degrado da anni e si è provato, coi pochi mezzi a disposizione, a rinverdirli per il bene di tutti.
Certo, stiamo parlando di un reato, occupare un edificio privato lo è per legge. Ma dove si posiziona l’ago della bilancia quando si parla di privato?
Un caso encomiabile di gestione del territorio arriva dall’Olanda (strano eh?) dove le liste Anti-Squat fagocitano ogni anno gli immobili considerati in disuso per almeno x anni “affidandoli”, secondo un regolamento, a squatters locali.
Cosa fanno invece le nostre amministrazioni per fronteggiare il fenomeno?
La risposta ci arriva quasi istintivamente da Max Bastoni della Lega Nord (strano eh?) che a commento dell’esempio Olandese ha proferito un chiarissimo “che vadano in Olanda allora” per poi chiudere con “io li abbatterei tutti i centri sociali e ci costruirei case sopra”….eh si….proprio un bell’approccio.
Chiaramente non mi schiero apertamente con chi pensa che il volere di un gruppo di ragazzi possa scavalcare qualsiasi vincolo legalitario ma certamente credo che sia fondamentale porsi davanti ad una riflessione sulla necessità di mediazione tra istituzioni e cittadini su questa tematica.
Per quel che mi riguarda se dovessi scegliere tra l’avere accanto casa un edificio abbandonato da decenni, decadente e luogo di ritrovo di tossici o peggio ancora “magazzino segreto” di traffici loschi o un centro sociale non avrei dubbi, amo la vita e amo i giovani (ne sono ancora parte, ndr) e credo che, nei limiti del buon senso, mai potrebbero essere dannosi ad un quartiere.
La risposta è quindi semplice ed ahimè sempre la stessa, ringiovanire le istituzioni, permettere ai giovani di entrare in Comune perché, naturali compagni di viaggio di un “Valerio” qualsiasi, possano capire le sue esigenze e trovare la strada giusta per integrarle in questa società.

mercoledì 2 febbraio 2011

AMKAperitivo milanese


Chi ha avuto la "sfortuna" di essermi accanto dal luglio al settembre del 2010 sa quante parole, fatica ed energie ho speso per provare a raccontare in minima parte quello che ho vissuto in Guatemala con AMKA onlus.
Alla fine scelsi di scrivere qualcosa.... 
Il 10 febbraio io ci sarò, con la gioia di un bimbo a cui è stata costruita la casa sull'albero dove potersi riparare e poter giocare. AMKA Milano finalmente ha quella casa, finalmente ha un luogo dove invitare i suoi amici per giocare alla fratellanza.
Io, come quel bambino, vi invito a giocare con me.

Per tutti i dettagli visitate l'evento Facebook.

Vi aspetto!